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[...] Rodolfo è cibo preparato con esattezza chirurgica, eppure con tutto il calore di mani che sanno consapevolmente sporcarsi nella farina di ogni giorno. Ed è parola che sa generarsi da un desiderio di rappresentazione generosa di un sé personale e collettivo: Cerè gioca di pathos e nostalgia, quando - uomo di confine, di attraversamenti ripetuti all'infinito - dice con tenerezza a chi lo accompagna (la città è Zurigo, ma potrebbe essere un'altra delle molte mete ceresiane; lei (sei il tepore) è la sua compagna): [...] Arrivare, significa destinarsi / per trovare la pace alla fine del viaggio. / Splendore di mattina assolata, / sei il tepore, dinanzi al focolare. Infine, Rodolfo Cerè "è una persona buona": condivido questa convinzione con Alberto Casiraghy, altro "panettiere" come l'appellava Vanni Scheiwiller a proposito dell'edizione del Pulcinoelefante realizzata in giornata, al pari del pane del fornaio. Nell'occasione di una memorabile conversazione, l'"Alberto" sentenziò: "Non so se del Rudy preferisco l'ultima lasagna o l'ultimo l'aforisma".